IN CUCINA,  SOSTENIBILITÀ

I vini della Liguria e l’uva di Amilcare

Vediamo se riesco a raccontarvi qualcosa dei vini della Liguria. Di ritorno dalle vacanze ho ancora negli occhi i suoi magnifici vigneti, così vividi sotto il sole e alloggiati sui tipici terrazzi di fronte al mare.

Questa è una storia che parla di territorio, di prodotti italiani e di sole, di affetti e di legami e anche, perché no, di resistenza. E alla fine, come sempre, troverete una mia ricetta speciale per voi!

I vitigni liguri, tenaci e resistenti

Tenete presente innanzitutto che la viticoltura ligure viene chiamata “eroica” proprio per la difficoltà che la tipica conformazione a terrazzi comporta. Le sue viti sono quasi sospese a mezz’aria tra acqua e cielo, adagiate su colline che dalle Alpi degradano velocemente verso il Mar Ligure creando un microclima che – soprattutto nell’area della Riviera di Ponente – ha accompagnato fin dall’antichità lo svilupparsi di un tipo molto particolare di vigneti.

Vigneti eroici, esposti al sole e a forti escursioni termiche, ‘aggrappati’ ad un territorio scosceso ma favoriti da un terreno ricco di componenti minerali che, insieme alla sapidità dovuta alla vicinanza con il mare, conferiscono ai vini qualità davvero straordinarie.

I quattro vini ‘eroici’ della Riviera di Ponente

Imperia, Savona e Genova sono le provincie in cui si concentra gran parte della produzione di vini DOC liguri. È proprio in quest’area geografica, infatti, che il Pigato, il Vermentino, il Rossese e l’Ormeasco si esprimono al meglio.

Il Pigato è un vitigno a bacca bianca caratteristico della zona di Sanremo. Il suo nome proviene dal termine dialettale “pigau” che significa “macchiato”, per via dei segni di maturazione che contraddistinguono i suoi chicchi. È un vino dal colore giallo paglierino e dal sapore fruttato, con profumi di macchia mediterranea e di erbe officinali, di cui questa terra è ricca.

Diffusosi in Liguria già in epoca medievale, il Vermentino è invece un vitigno più propriamente mediterraneo. Molto più aromatico del Pigato, questo vino dalla delicatezza netta e riconoscibile si distingue per i sapori marcatamente fruttati e mai stucchevoli, accompagnati da una sapidità e da una mineralità che sono proprie dei vitigni a ridosso sul mare.

Altra eccellenza di queste zone è il Rossese di Dolceacqua che, come si intuisce dal nome, proviene da un vitigno a bacca rossa. Più strutturato e profumato da ‘giovane’, si mantiene intenso nei suoi sentori di bosco per farsi via via più amabile con il progredire della stagionatura. Tende, insomma, ad ammorbidirsi con l’età, un po’ come noi😊.

Non meno pregiato e apprezzato è infine l’Ormeasco di Pornassio, un vino molto profumato con sentori di frutta matura e gradevoli note amarognole.

L’uva di Amilcare

Prima di chiudere con la mia consueta ricetta, voglio raccontarvi una storia che mi sta molto a cuore. Nella casa di famiglia di mio marito a Sanremo c’è questo terrazzo affacciato sul mare. Lo potete vedere nella foto.

Mio suocero Amilcare, che adesso non c’è più, vi aveva mantenuto negli anni un pergolato che dava un’uva piccola e tonda con la quale produceva un vino bianco. Non ho mai fatto troppo caso al vino di Amilcare: lo consideravo certamente ‘biologico’ e ‘naturale’, ma un po’ casereccio: insomma non raffinato, in tutti i sensi.

Quest’estate Amilcare non c’era più, ma la sua uva ha continuato a crescere: un po’ l’hanno beccata le tortorelle, che ormai hanno fatto il nido indisturbate lì intorno, e un po’ l’ho raccolta io, riempiendo ciotole di chicchi tondi e belli. Ciotole piene di perle screziate.

Poi, molto semplicemente, ho preso della farina, un uovo e altri ingredienti (li trovi tutti nella ricetta qui sotto) e li ho mescolati insieme senza impastare, lasciando una grana di briciole grosse.

Mangiando questo crumble abbiamo capito, o meglio abbiamo sentito, che c’era stata una trasformazione. Abbiamo avuto la forte sensazione che la trasformazione di Amilcare, l’Uomo dell’Uva, avesse trasformato non solo l’uomo ma anche l’uva, di cui per molti anni si era preso cura.

L’uva di Amilcare è ora per noi ancora più dolce e preziosa. Non l’abbiamo più rinchiusa in una botte a fermentare ma ne abbiamo fatto una torta. E l’abbiamo mangiata.

CRUMBLE DI UVA

Ingredienti:
🥄 300 g di farina tipo 2
🥄 160 g di zucchero muscovado (canna grezzo)
🥄 2 uova
🥄 70 g di olio extravergine d’oliva
🥄 1 piatto di chicchi d’uva
🥄 1 limone
🥄 Zucchero a velo q.b.

Preparazione:
– In una ciotola metti la farina, le uova e l’olio, infine lo zucchero e la buccia di limone grattugiata e se ti piace un pizzico di vaniglia.
– Mescola con l’uso di un cucchiaio di legno o con le mani, non molto mi raccomando: l’impasto deve risultare sgretolato, sbriciolato.
– In una teglia rotonda di diametro 24 ca. o poco più foderata con della carta da forno, metti sul fondo la metà dell’impasto e compattalo leggermente.
– Aggiungi l’uva e, con la restante parte di impasto, copri tutta la superficie con leggerezza formando delle grosse briciole.
– A questo punto non ti resta che infornare la sbriciolata in forno preriscaldato a 180°C per circa 30-35 minuti. I tempi di cottura possono variare in base al proprio forno ma una volta dorata in superficie la tua sbriciolata è pronta per essere sfornata.
– Lasciala raffreddare e servila con una leggera spolverizzata di zucchero a velo. Se la vuoi più golosa aggiungi una pallina di gelato alla vaniglia.